lunedì 11 maggio 2015

QUESTIONI DI FAIR PLAY

Lo scorso weekend è stato animato da due notizie riguardanti il Fair Play. O sarebbe meglio dire i due Fair Play, quello relativo al comportamento di squadre e tifosi di ogni nazione e quello finanziario. Date alcune notizie non proprio corrette uscite sui giornali penso sia il caso di fare alcune veloci precisazioni di approfondimento dei temi più spinosi.



LA CLASSIFICA DEL RESPECT FAIR PLAY

Come da tradizione ormai ventennale, l’Uefa assegna tre posti in Europa League (con partenza recentemente dal primo turno preliminare) alle tre nazioni più virtuose dal punto di vista del Respect Fair Play. Una consuetudine che è al suo atto finale, visto che il prossimo sarà l’ultimo nel quale verrà applicata. Per la stagione 2014/15 sono state premiate Olanda, Inghilterra e Irlanda. Ciò ha portato alcuni a innescare due polemiche diverse, entrambe a mio avviso poco fondate.

La prima è sul posizionamento dell’Olanda fra i vincitori: ma come, dice qualcuno, dopo quello che i tifosi del Feyenoord hanno fatto a Roma e nel ritorno in casa come è possibile che l’Uefa abbia deciso di premiare proprio loro? In realtà la domanda poggia su una base già di per sé errata. Nessuno ha “scelto” i vincitori, ci sono dei precisi parametri matematici legati a numerose variabili che portano l’Uefa a stabilire una classifica del “Respect Fair Play” ogni stagione. Fra questi parametri non c’è il comportamento dei tifosi in zone lontane dallo stadio. Ecco perché l’Olanda ha potuto conquistare il primo posto. Protestare perché i parametri non sono corretti solo adesso è a mio avviso poco sensato: da anni sono questi e sono andati bene a tutti, non possiamo scandalizzarci solo perché questa volta un punto debole 
(al quale l'Uefa ha comunque promesso di porre rimedio) della formula matematica utile per individuare i paesi virtuosi ha premiato una nazione espressione di tifosi che hanno creato problemi qui da noi poche settimane fa. 



Se la protesta sull’Olanda, pur non avendo basi solide dal punto di vista dell’applicazione del regolamento, porta con sé almeno qualche motivazione “morale”, ancora meno sensata è la polemica di chi sostiene che l’Uefa abbia voluto favorire l’Inghilterra regalandogli una squadra in più per poter più agevolmente mantenere il terzo posto nel ranking Uefa e respingere nella prossima stagione l’assalto dell’Italia. Non solo, come abbiamo visto, è ridicolo imputare all’Uefa un potere di scelta che non ha, ma a livello strettamente matematico non è affatto detto che una squadra in più agevoli l’Inghilterra anzi, è più probabile che accada esattamente il contrario.


Per spiegare il motivo di ciò e non complicare troppo la questione per chi non ha simpatia per la matematica, utilizzo un esempio molto concreto relativo a questa stagione. Nel corso della stagione di coppe 2014/15, l’Inghilterra ha ottenuto un punteggio annuale di 13,571 punti, pari ai 95 punti-partita ottenuti dalle proprie squadre divisi per 7, ovvero per il numero delle squadre. 


Come potete vedere dalla tabella, quattro squadre hanno conquistato un punteggio superiore alla media, mentre tre si sono dovute accontentare di un punteggio inferiore (Tottenham, Liverpool e Hull City). La squadra che accederà all’Europa League tramite la graduatoria del Fair Play (che a sua volta non otterrà questo diritto tramite il piazzamento in campionato ma tramite la classifica nazionale del Fair Play inglese, aggiornata dopo ogni turno di campionato, che potete trovare qui: http://www.premierleague.com/en-gb/matchday/fair-play.htmlper essere di aiuto al suo paese dovrà assolutamente conquistare un punteggio superiore a quello medio ottenuto dalle altre sette, altrimenti dividere per otto invece che per sette i punti conquistati dalle squadre inglesi porterà un peggioramento del ranking Uefa e non un suo miglioramento. In questo momento (scrivo senza che la pagina sia stata ancora aggiornata relativamente alla 35esima giornata di Premier), con il Liverpool in zona Europa League tramite il campionato, il posto Fair Play spetterebbe al West Ham, ma potrebbe ancora capitare che a fine stagione a piazzarsi primo in questa speciale classifica (e a qualificarsi per l’Europa League) sia il Burnley attualmente penultimo nella Premier… Se è vero che l’ottava inglese avrà il vantaggio di poter conquistare 8 punti nei quattro turni preliminari che precedono la fase a gironi, è anche vero che può correre il rischio di essere eliminata, magari nel terzo turno preliminare o nei playoff che a volte non presentano scontri agevoli, rischiando così di trascinare in basso tutta la nazione.



E’ interessante notare come già sette volte negli ultimi vent’anni l’Inghilterra abbia conquistato un posto extra in Europa tramite questa classifica e vedere se questo ha avuto un impatto positivo o negativo sul ranking Uefa nazionale. Di seguito, nella tabella, trovate nell’ordine annata di partecipazione alle coppe della vincitrice del posto fair play, squadra vincitrice, punteggio nel ranking ottenuto dalla squadra nella stagione, punteggio nel ranking ottenuto dall’Inghilterra quell’anno, punteggio nel ranking che l’Inghilterra avrebbe ottenuto senza quella squadra e differenza fra le ultime due colonne. 



Come potete notare, in cinque occasioni su sette la squadra extra ha portato a un peggioramento del ranking nazionale mentre solo due volte ha portato dei vantaggi, una delle quali approfittando della grande ascesa del Manchester City grazie alla fresca acquisizione del club da parte degli emiri che ha rafforzato immediatamente il valore della squadra. 

In conclusione, come vedete, di certo non si può affermare oggi che l’ottava squadra in Europa per l’Inghilterra possa essere un vantaggio.



FAIR PLAY FINANZIARIO

Entrando invece nel merito dei commenti letti in giro in merito al Fair Play Finanziario, devo dire che ho trovato una qualità superiore allo scorso anno nelle argomentazioni dei giornalisti chiamati a esprimersi in proposito. Tutti o quasi hanno esposto abbastanza bene la situazione di Inter e Roma perciò non voglio ripetere cose scritte e dette già da più parti, vorrei comunque porre l’attenzione su due frasi scritte dall’UEFA nei comunicati ufficiali che sono secondo me fondamentali per capire cosa succederà nel prossimo futuro alle due squadre (in particolar modo all’Inter, molto più penalizzata dalle punizioni Uefa rispetto alla Roma).

La prima frase (che potete leggere qui: http://www.uefa.org/mediaservices/mediareleases/newsid=2244670.html) è la seguente:

In the event of a club not qualifying for UEFA competition next season, it will nonetheless be subject to the terms of the settlement agreements.”

Tradotto: se una squadra non si qualifica per le coppe rimane comunque soggetta alle richieste dell’Uefa per il piano di rientro concordato. Quindi tutti quelli che sostenevano che una mancata qualificazione all’Europa League da parte dell’Inter avrebbe permesso a Thohir di spendere di più per rafforzare la squadra evidentemente si sbagliavano… e la cosa è anche piuttosto ovvia, visto che un eventuale mancato rispetto dei parametri richiesti da parte dell’Inter inciderà sulle decisioni dell’Uefa proprio in merito alla partecipazione della squadra alle coppe 2016/17.



La seconda frase importante (che trovate qui, nel paragrafo relativo all’Inter, e rappresenta la maggiore differenza con le richieste fatte alla Roma: http://www.uefa.org/protecting-the-game/club-licensing-and-financial-fair-play/news/newsid=2244685.html ) è questa:

“Inter agrees that for the financial year ending in 2016 and for the financial year ending in 2017 the employee benefit expenses to revenue ratio is restricted and that the amortisation and impairment of the costs of acquiring players' registrations is limited.”

Ovvero, a differenza della punizione inflitta alla Roma, che i giallorossi possono affrontare più serenamente sia per la discrepanza minore del loro bilancio rispetto alle richieste Uefa sia per la possibilità di rientrare nei parametri tramite i soldi della Champions League e magari una singola buona plusvalenza, l’Inter ha una esplicita richiesta di diminuire la percentuale del monte ingaggi calcolata rispetto ai ricavi (escluse plusvalenze) e una altrettanto esplicita sollecitazione (anche se non ancora quantificata) a limitare minusvalenze e ammortamenti. In pratica, se non sarà possibile già dall’anno prossimo aumentare i ricavi in maniera importante (e, a parte un aumento degli incassi dai diritti tv italiani, l’impresa sembra piuttosto complicata soprattutto in caso di mancata qualificazione in Europa League) i nerazzurri saranno chiamati ad abbassare ulteriormente il monte ingaggi e, in ogni caso, a non spendere cifre importanti sul mercato. Questo indipendentemente da eventuali plusvalenze incassate per la cessione di giocatori, che possono aiutare i nerazzurri a soddisfare la richiesta di far scendere a 30 milioni il deficit annuale di bilancio ma non entrano né nel calcolo del parametro relativo al monte ingaggi né in quello relativo agli ammortamenti.

Se i dirigenti della Roma hanno da far fronte a qualche problema tutto sommato superabile, quelli dell’Inter si trovano davvero con le mani legate e sono chiamati a un piccolo capolavoro economico-sportivo nella prossima campagna acquisti per andare nella direzione richiesta dall’Uefa e contemporaneamente non indebolire la squadra. 

Fossi in loro, soprattutto in caso di mancata qualificazione in Europa League, per ovviare alla difficile situazione che non permette di applicare il semplice “prima incassi dalle cessioni e poi investi negli acquisti” a causa dei vincoli su monte ingaggi e ammortamenti, punterei su una rosa piuttosto ristretta di giocatori di livello medio-alto (16-18 al massimo) completando poi il parco giocatori con dei giovani della primavera a basso costo che permettano di mantenere su un buon livello gli stipendi dei calciatori più importanti che verosimilmente scenderanno in campo in quasi tutte le partite della stagione. In questa ottica non sarebbe impossibile il tanto vociferato ingaggio di Yaya Touré, ma dovrebbe assolutamente esserne valutata la convenienza perché a calcio si gioca in undici e impegnare molti dei fondi a disposizione su un trentaduenne con ingaggio molto elevato, per quanto questo sia un campione, potrebbe non essere la mossa più intelligente da fare in questo momento a meno che non si pensi che la sua presenza da sola possa far fare un enorme miglioramento alla squadra. Complicato, anche contando il già obbligatorio riscatto di Shaqiri, comprare calciatori con elevato costo del cartellino: per aggirare questo paletto l’Inter dovrà preferibilmente scandagliare il mercato alla ricerca di giocatori di qualità in prestito (preferibilmente biennale e gratuito o poco oneroso) rinviando l’eventuale diritto od obbligo di riscatto a tempi migliori…



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